Presso il Castello normanno-svevo di Mesagne è in corso la Mostra “Caravaggio e il suo tempo – Tra naturalismo e classicismo”, che si concluderà l’8 dicembre p.v.
Lo straordinario evento, curato dal prof. Pierluigi Carofano in collaborazione con la prof.ssa Tamara Cini, con 44 opere esposte si prefigge di presentare al pubblico la nascita e lo sviluppo del naturalismo caravaggesco, in contrasto con il classicismo emiliano particolarmente apprezzato a Roma agli inizi del Seicento.
Da visitatori appassionati, abbiamo seguito il percorso compiuto dalla pittura del Caravaggio cogliendo l’occasione per un fantastico viaggio nella stagione del Seicento quando, accanto alle rappresentazioni della cruda realtà del maestro, fioriscono nuovi talenti che percorrono strade diverse.
Michelangelo Merisi nasce a Milano nel 1571, ma pochi anni dopo sulla città si abbatte la peste e la famiglia si trasferisce a Caravaggio, piccolo feudo degli Sforza. La peste non risparmia né il padre né il nonno di Caravaggio che, a soli 13 anni, entra nella bottega milanese di Simone Peterzano, allievo di Tiziano che aveva introdotto in Lombardia il colorito veneto. Caravaggio copia probabilmente le numerose opere che il suo maestro esegue per le principali chiese milanesi, fonti inesauribili di modelli iconografici, e successivamente si immerge nella pittura romantica di Giorgione, nella grandiosità di Tiziano, nelle scene di genere dei Bassano e nei tagli di luce del Campi. Questa varietà di influenze contribuì a sviluppare la sua visione innovativa della realtà.
Con gli occhi di Caravaggio (prima e dopo)
Nella mostra un dipinto di Francesco Bassano raffigura la visita di Cristo nella casa di Marta e Maria Maddalena. La descrizione dettagliata dell’ambiente domestico, con il focolare acceso, stoviglie sparse e cibo pronto per la cottura, evidenzia la maestrìa di Bassano nel rendere la scena vivace. Cristo, con gli apostoli, dialoga con Marta e Maria, ritratte rispettivamente come esempi di vita contemplativa e di dedizione ai piaceri della vita. Caravaggio impara da opere come queste, e sviluppa una pittura orientata alla descrizione di un reale sempre più autentico, incorporando la luce in modo simile agli artisti Campi e Procaccini.
Nella sala sono esposti: il “San Girolamo penitente” di Bernardino Campi e “Le tentazioni di sant’Antonio” di Camillo Procaccini, dove la luce svolge un ruolo centrale, illuminando saggiamente le figure, definendo i contorni e conferendo loro vita. Caravaggio segue questo esempio, utilizzando la luce come elemento chiave nella sua pittura.
Francesco da Ponte, detto Francesco Bassano il Giovane (Bassano del Grappa 1549 – Venezia 1592)
Cristo in casa di Marta e Maria Maddalena – c. 1586, olio su tela
Bernardino Campi (attr.) – (Reggio Emilia 1521-1591)
San Girolamo penitente – c. 1576, olio su tela
Camillo Procaccini (Parma 1561 – Milano 1629)
Tentazioni di Sant’Antonio – 1590, olio su tela
Ludovico Carracci (Bologna 1555-1619)
Conversione di San Paolo – c. 1587, olio su tela
Ludovico Carracci (Bologna 1555-1619)
Conversione di San Paolo – part. Pinacoteca Nazionale di Bologna
Caravaggio: maestri e botteghe
In definitiva, la mostra tratta della vita e dell’influenza dell’artista Caravaggio, iniziando con la sua formazione nelle botteghe di artisti come Peterzano, Figino e Lomazzo a Milano durante l’età borromaica. Successivamente, Caravaggio si trasferisce a Roma intorno al 1595-1596, lavorando in diverse botteghe e contribuendo alla diffusione della natura morta come soggetto artistico significativo.
Nel 1607, la collezione del Cavalier d’Arpino, a cui Caravaggio aveva collaborato, viene confiscata dal papa Paolo V e ceduta al cardinale Scipione Borghese. Tra i dipinti, si menziona il “Bacchino malato” e il “Giovane con la canestra di frutta” di Caravaggio.
Giovanni Ambrogio Figino (cerchia) – (Milano 1553-1608)
San Carlo Borromeo – c. 1600, olio su tela
Giovanni Ambrogio Figino – (Milano 1553-1608)
Orazione di Cristo nell’Orto degli Ulivi – c. 1577, olio su tavola
Simone Peterzano (Venezia 1535 circa – Milano 1599)
Annunciazione – c. 1590, olio su tela
Giuseppe Cesari, detto il Cavalier D’Arpino (Arpino 1568 – Roma 1640)
Cristo morto sorretto da due angeli – c. 1610, olio su tela
Antiveduto Gramatica (Roma 1569-1626)
Santa Cecilia – c. 1620, olio su tela
Antiveduto Gramatica (Roma 1569-1626)
Allegoria della Giustizia e della Pace – c. 1615, olio su tela
Anonimo Caravaggesco (Maestro di Hartford?) – (Roma fine XVI sec. – inizio XVII)
Allegoria delle quattro stagioni – c. 1595, olio su tela
Natura in posa
Proprio in questo periodo, grazie alla Canestra di frutta, la natura morta acquista una propria dignità tra i temi pittorici e si fa soggetto delle tele, non più solo brano decorativo. Caravaggio è il promotore di questo processo. Nelle sue mani frutti, fiori, ampolle e ceste si animano, la luce quasi teatrale ne evidenzia particolari e imperfezioni.
Luca Giordano (Napoli 1634-1705)
Aristotele – c. 1650-1653, olio su tela
Jan Harmensz van Bijlert (Utrecht 1597/98-1671)
Sileno e Bacco bambino – c. 1625-1635
Fede Galizia (Milano 1578-1630)
Natura morta con studio di pere – c. 1605, olio su carta applicata su tavola
Panfilo Nuvolone (Cremona 1578/81? – Milano 1650 circa)
Due mele e un limone – c. 1620, olio su ardesia
Maestro SB (attivo a Napoli e a Roma tra il 1633 e il 1655)
Natura morta con frutta e tondi – c. 1635/45, olio su tela
Il classicismo temperato
In altra sala si è introdotti al “Classicismo temperato” del Seicento, contrapponendo il naturalismo di Caravaggio al classicismo dei Carracci. Annibale Carracci viene descritto come un artista acclamato, influenzato da Correggio, Tiziano e Raffaello, e la sua eredità viene portata avanti dai suoi allievi, tra cui Reni, Domenichino e Lanfranco. Questi artisti, formati all’Accademia bolognese dei Carracci, diventano noti per le loro opere classiche e per la capacità di affrescare.
Annibale Carracci (Bologna 1560 – Roma 1609)
Sacra Famiglia con San Giovannino – c. 1595-1600, olio su rame
Guido Reni (Calvenzano 1575 – Bologna 1642)
Testa virile – c. 1600, olio su tela
RX, testa di santo attribuibile al giovane Caravaggio, databile al 1597
Carlo Saraceni (Venezia 1579-1620)
San Carlo Borromeo con le braccia incrociate sul petto – c. 1612/15, olio su tela
Orazio Riminaldi (Pisa 1593-1630)
Dedalo adatta le ali a Icaro – c. 1625, olio su tela
Rutilio Manetti (Siena 1571-1639)
Il Tempo strappa le ali a Amore – 1629, olio su tela
Domenico Fetti (Roma c. 1588/89 – Venezia 1623)
San Francesco consolato dall’angelo musicante – c. 1619, olio su tela
Orazio Lomi Gentileschi (Pisa 1563 – London 1639)
Madonna col Bambino ai “primi passi” – c. 1615, olio su tela
Giovanni Baglione (Roma 1566/68 – 1643)
Maddalena penitente – c. 1625/30, olio su tela
Tommaso Salini detto Mao Salini (Roma c. 1575-1625)
L’incoronazione di spine – c. 1620, olio su tela
Caravaggio e dintorni
La sezione “Caravaggio e dintorni” evidenzia l’influenza di Caravaggio su generazioni successive di pittori. Opere di artisti come Giuseppe Vermiglio, Nicolas Tournier, Artemisia Gentileschi, Luca Giordano e Mattia Preti sono esposte come esempi di coloro che hanno adottato lo stile caravaggesco. Viene menzionato un dipinto di Tournier che ritrae Davide e Golia, mostrando l’influenza di Caravaggio nella rappresentazione di temi biblici. L’opera di Louis Finson, anch’essa esposta, mostra una scena mitologica di Venere e Cupido con uno sfondo che suggerisce una dimensione più oscura legata all’amore venale.
Michelangelo Merisi, detto Caravaggio (attr.) – (Milano 1571 – Porto Ercole 1610)
Ragazzo Morso da un ramarro – c. 1595, olio su tela
Michelangelo Merisi, detto Caravaggio (?) – (Milano 1571 – Porto Ercole 1610)
La Maddalena in estasi – c. 1606, olio su tela
E’ questa l’ultima opera di Caravaggio arrivata l’8 novembre a Mesagne per la mostra. Si tratta della “Maddalena in estasi”, un olio su tela proveniente da una collezione privata londinese, dipinta da Caravaggio nel 1606. L’artista aveva trovato ospitalità in casa dei Colonna fuggendo da Roma per evitare la condanna a morte che gravava su di lui per l’assassinio di Ranuccio Tomassoni, fatto di sangue avvenuto il 28 maggio dello stesso anno.
Caravaggio dipinse Maria Maddalena ritraendola come donna: non ai piedi di una croce, come l’iconografia rinascimentale insegnava, non di spalle e senza volto, nè disperata, bensì in estasi, con i capelli rossi sciolti, le mani intrecciate, la testa riversa, gli occhi socchiusi e la bocca ansimante. Alcune ciocche di capelli, come nella vita di tutti i giorni, sono scomposte sulla fronte mentre dall’occhio destro sgorgano lacrime, segno del dramma che la giovane sta vivendo. Caravaggio priva quindi la Maddalena degli attributi che la farebbero riconoscere come santa, rappresentandola come una figura forte e reale, umana nella sofferenza e nel pentimento.
Alonzo Rodriguez (attr.) – (Messina 1578-1648)
San Paolo – c. 1620, olio su tela
Pedro Nunez Del Valle (Madrid 1590?-1649)
Incoronazione di spine – 1626, olio su tela
Nicolas Tournier (Montbèliard 1590 – Tolosa 1639)
Davide esibisce il capo reciso del gigante Golia – c. 1620, olio su tela
Artemisia Lomi Gentileschi (Roma 1593 – Napoli post 1654)
Santa Maria Maddalena in meditazione – c. 1635, olio su tela
Louis Finson (Bruges 1580 – Amsterdam 1617)
Venere e Cupido – c.1615, olio su tela
Giuseppe Vermiglio (Alessandria o Novara c. 1587 – post 1635)
Ritratto di gentiluomo in armatura – c. 1630, olio su tela
Maestro della flagellazione di Cesena (secondo decennio del XVII secolo)
Giocatori di morra – c. 1620, olio su tela
Mattia Preti, detto Il cavaliere calabrese (Taverna 1613 – La Valletta 1699)
Santa Maria Maddalena contempla i chiodi della Crocifissione – c. 1670, olio su tela
In meditazione
In sintesi, la Mostra fornisce un quadro della formazione e delle influenze di Caravaggio, esaminando anche l’impatto del suo stile sulla pittura successiva.
Leonello Spada (Bologna 1576 – Parma 1622)
San Girolamo leggente – c. 1615/20, olio su tela
Maestro del lume di candela (Candlelight Master) – (attivo a Roma c. 1620-1635)
San Girolamo penitente in preghera davanti al crocifisso – c. 1630/35, olio su tela
Pasquale Chiesa (Genova? 1630 – Roma 1654)
San Girolamo penitente – c. 1650, olio su tela
Roberto Ferri
Il critico d’arte Vittorio Sgarbi di lui ha scritto:
Roberto Ferri accende il mio orgoglio. Non ebbi dubbi sulla qualità della sua pittura, intesa anche come proprietà di esecuzione, quando, non molti anni fa, lo pose alla mia attenzione Fabio Isman, entusiasta per una grande mostra che aveva presentato. Nessun dubbio che le opere chiamassero stupore e meraviglia secondo i precetti dell’estetica barocca. Ma Ferri era un contemporaneo e per di più giovanissimo. Colpiva in lui la borgesiana indifferenza per il tempo. Come se si dicesse: se devo dipingere, devo dipingere bene, altrimenti meglio fare il pasticciere (..).
Lux perpetua, 2022, tempera grassa e olio su tela
L’amore, la morte e il sogno, 2017, olio su tela
Sonno di rugiada, 2018, olio su tela
Et in arcadia ego, 2023, olio su tela
Abstract: Caravaggio e il suo tempo – Tra Naturalismo e Classicismo, a cura di Pierluigi Carofano e Tamara Cini